“Basta!” con chi denigra la Svizzera, il suo Popolo e le sue istituzioni

Lanciano accuse pesanti e infamanti nei confronti delle forze dell’ordine; raccontano i fatti con la loro distorta visione delle cose e gettano discredito su tutto il lavoro che viene fatto. Lavoro che costa soldi, molti soldi del cittadino contribuente ticinese e svizzero. Sanno – loro i falsi migranti – che ci sono le solite organizzazioni che raccolgono e divulgano tutto quanto vien detto per raggiungere il loro fine: aprire le porte a tutti, buttare all’aria la politica d’asilo, far saltare le istituzioni e chi cerca di garantire la legalità.

Per la Lega dei Ticinesi è giunto il momento di dire “Basta”! Basta con i comunicati stampa e le manifestazioni di una manciata di persone (sempre le stesse!) del collettivo R-esistiamo, riprese dai nostri media, soprattutto con la R$I in prima fila a far da grancassa. Basta dare credito a tutto quanto viene raccontato da qualsiasi richiedente l’asilo, senza alcuna controprova. Basta considerare le forze dell’ordine degli aguzzini e i collaboratori nei centri della SEM dei boia. Basta insomma a questa narrazione, montata ad arte e priva di ogni fondamento.

La realtà è ben altra: oggi gli agenti di sicurezza nei centri d’asilo non possono più alzare nemmeno la voce, perché partono prontamente le denunce. Si dimentica infatti che gli agenti di sicurezza sono chiamati in primo luogo a proteggere i veri rifugiati (famiglie con bambini, ecc.) dai falsi rifugiati (giovani maschi, violenti e irrispettosi). Se dessimo ascolto ai farlocchi comunicati crederemmo che la vita all’interno dei centri sia un inferno. Invece, spendiamo centinaia di milioni di franchi per la politica d’asilo e per la politica d’integrazione, e in questi giorni il Consiglio federale ha chiesto ancora più soldi per l’asilo: parliamo di 133 Milioni di franchi! È ora di dire “Basta!” a chi vuole solo denigrare la Svizzera, il suo Popolo e le sue istituzioni!

Iniziativa Parlamentare generica – “Radar”: giusto prevenire, ma serve una giusta “misura”

La Polizia fa il proprio lavoro offrendo un servizio ineccepibile a tutta la popolazione del nostro Cantone. Stesso discorso vale per il Dipartimento delle Istituzioni. Entrambi, oltre che ad applicare le leggi, devono svolgere importanti compiti di prevenzione ed i controlli della velocità ricadono proprio in questa categoria. E se chi li organizza ha un dovere chiaro nel doverli eseguire e nel prevenire (con le responsabilità che ciò comporta) – in parole povere nel dover “piazzare” radar per dar seguito a questo dovere di prevenzione – ecco che a tendere, senza una “misura” o un’indicazione chiara da parte del Legislatore, i controlli continueranno ad essere sempre più capillari ed importanti. 

Gli scriventi rappresentanti del Gruppo Parlamentare Lega dei Ticinesi, ritengono quindi vi sia anche un dovere da parte del Legislatore (quindi il Gran Consiglio) nel dare a tutto la propria giusta “misura”: con indicazioni ed indirizzi a questa politica di prevenzione. Oggi, infatti, i controlli della velocità risultano numericamente importanti e particolarmente ricorrenti. Sono – a nostro avviso – molti: talvolta veramente troppi.

Bastano – in tal senso – i due grafici qui allegati per ben comprendere le proporzioni.Il Parlamento, anni fa, chiamato ad esprimersi sul tema, decise che per calibrare l’impiego dei radar e quindi per dare una “misura” ragionevole al loro utilizzo, la località (il Comune) del posizionamento dei radar avrebbe dovuto essere segnalata. Oggi così è: quindi ogni qualvolta un radar cantonale viene installato in un determinato comprensorio comunale, ecco che questo viene comunicato pubblicamente tramite comunicato stampa da parte del Dipartimento delle Istituzioni. Ma questo oggi non basta. Purtroppo – infatti – questo iter non ha cambiato le cose. I controlli sono sempre più regolari, importanti e capillari. E questo nonostante un tasso di eccessi di velocità “fotografati” passato da quasi il 10% del 2014/15 al 3.3% del 2022: peraltro a dimostrazione di quanto l’automobilista sia sempre più prudente e corretto (certamente anche grazie alla prevenzione finora attuata). In più, a contrastarne l’efficacia preventiva, proprio in questi anni sono sorte miriadi di applicazioni o chat “vietate” con migliaia di iscritti (regolarmente chiuse e poi riaperte) atte a segnalare le postazioni di controllo della velocità. Cosa che peraltro crea anche una pericolosa e distorsiva asimmetria informativa fra i cittadini. 

Per questa ragione e a fronte di una realtà attuale ben diversa da quella anche solo di dieci anni fa, gli scriventi chiedono che:

1. si aggiorni in modo più ragionevole e meno “forte” l’attuale politica dei controlli di velocità;

2. tutte le postazioni per il controllo della velocità vengano segnalate con un apposito cartello. Ad esempio – ma questa è solo un’ipotesi a dipendenza del tratto e della tipologia di strada – per una distanza massima di 5km. Così da garantire sul tratto coinvolto una velocità secondo i limiti e contemporaneamente segnalare la presenza del controllo;

3. il numero di postazioni di controllo della velocità (tanto cantonali quanto comunali) presenti contemporaneamente sul territorio cantonale venga coordinato e limitato ad un tetto massimo. 

In tal senso andranno quindi adottate le necessarie modifiche legislative.

La presente iniziativa è volutamente presentata nella forma generica al fine di permettere al Gran Consiglio di esprimersi sul principio, lasciando però che tutti i dettagli derivino da una giusta mediazione fra le parti o da un’apposita proposta del Consiglio di Stato.

Boris Bignasca e Michele Guerra

NO al finanziamento della Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina con i soldi dei contribuenti

Con il Messaggio “ratifica dei costi relativi alla gestione della sicurezza della Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina” il Governo chiede al Gran Consiglio la ratifica di una spesa netta pari a CHF 774’666.45.

La Lega dei Ticinesi non intende approvare una tale spesa. I soldi dei contribuenti non devono venir spesi per inutili e faraoniche conferenze che non portano nessun valore aggiunto. In particolare, che la Conferenza in questione fortemente voluta da Cassis, sia stata un grande flop è sotto gli occhi di tutti. 

Ci si aspettava chissà quale indotto per il nostro Cantone ma così evidentemente non è stato. Oltretutto è stata anche totalmente inutile anche dal profilo del conflitto che, come tutti ben sanno, perdura ancora. La Lega dei Ticinesi si era già dall’inizio mostrata molto critica sull’opportunità di svolgere una tale manifestazione, sia per quanto concerne la questione dei costi sia per l’immagine della neutralità del nostro paese.

La Lega dei Ticinesi è convinta che i soldi dei contribuenti debbano essere utilizzati per aiutare i cittadini in difficoltà, in particolare il ceto medio, e per finanziare progetti che vadano a beneficio di tutti e per questa ragione il gruppo parlamentare non sosterrà il citato messaggio e se del caso valuterà di indire un referendum per lasciar decidere i cittadini.

Lega dei ticinesi

NO ad un nuovo accordo sul telelavoro dei frontalieri


In merito al recente raggiungimento, tra la ministra delle finanze svizzera Karin Keller Sutter ed il suo omologo italiano Giancarlo Giorgetti, di una nuova intesa temporanea (valida fino a fine giugno) per permettere il telelavoro dei frontalieri, la Lega dei Ticinesi ribadisce la propria contrarietà a questa opzione.

Si ricorda che i frontalieri che possono telelavorare non sono né gli operai edili e nemmeno il personale curante. Dello “smartworking” può usufruire chi lavora nel terziario, in ufficio. Ovvero quei frontalieri che non rispondono ad alcuna carenza di manodopera ticinese, ma che la sostituiscono, ed il cui numero continua a crescere senza alcun controllo, creando pesanti distorsioni sul mercato del lavoro del nostro Cantone.

Come indicano gli ultimi dati UST, nel corso del 2022 nel terziario i permessi G in Ticino sono cresciuti del 5.6%, a fronte di una crescita complessiva del frontalierato del 4.4%. Il settore terziario ticinese impiega ormai 52mila frontalieri su 80mila. Una cifra che è addirittura quintuplicata in due decenni.

Va pure ricordato che, in barba alle statistiche della SECO, i due terzi dei ticinesi disoccupati sono proprio lavoratori del terziario. La débâcle di Credit Suisse creerà migliaia di nuovi bancari disoccupati da ricollocare. In queste circostanze, un’ulteriore agevolazione dei frontalieri del terziario tramite home office è improponibile. Essa non farebbe che aumentare l’attrattività del mercato del lavoro ticinese per i pendolari italiani. Nel settore terziario andrebbe, al contrario, decretata una moratoria sul rilascio di nuovi permessi G.

La Lega dei Ticinesi ha già presentato a Berna nei mesi scorsi una mozione che chiede di non sottoscrivere alcun nuovo accordo con l’Italia sul telelavoro dei frontalieri. Continuerà pertanto a battersi in tal senso.

Lega dei Ticinesi

Bisogna limitare l’immigrazione: la richiesta della Lega appoggiata dai cittadini svizzeri

La Lega dei Ticinesi prende atto con soddisfazione che, secondo un sondaggio effettuato da Tamedia, la maggioranza dei cittadini svizzeri – inclusi quelli che si riconoscono nella “sinistra” – si dichiara favorevole ad una limitazione dell’immigrazione. Un obiettivo che la Lega sostiene coerentemente fin dalla propria fondazione.

Diversamente dalla partitocrazia, dunque, la popolazione è consapevole che anche l’immigrazione deve essere ricondotta entro i limiti della sostenibilità e dell’accettabilità. Deve basarsi sulle necessità e tenere conto dei limiti della Svizzera, deve essere decisa dalla Svizzera (non dall’UE) e non può rimanere incontrollata come lo è ora. A livello continentale, infatti, il nostro Paese ha conosciuto una crescita negli ultimi decenni non paragonabile con paesi simili o di maggiori dimensioni territoriali e umane; questo sta portando le infrastrutture al loro limite, così come la vivibilità e la qualità di vita percepita dalla popolazione.

L’immigrazione senza freni è la conseguenza della mancata applicazione dell’iniziativa “contro l’immigrazione di massa” votata dal Popolo elvetico nel 2014, che è stata trasformata nel dicembre 2016 nell’inutile ed inefficace “preferenza indigena light”, per paura di reazioni da parte dell’UE. In questo modo, le maggioranze politiche alle Camere federali hanno violato la volontà popolare e adesso devono fare i conti con la disapprovazione del Popolo svizzero! 

Il sondaggio di Tamedia conferma quindi la centralità del tema della limitazione dell’immigrazione, un obiettivo che la Lega continuerà a promuovere con tutti i mezzi a sua disposizione sia a livello federale che cantonale.

 Dalla Svizzera aiuti miliardari all’Ucraina, “e gli svizzeri?”

La Lega dei Ticinesi apprende con costernazione della decisione – annunciata dal CF Ignazio Cassis (PLR) alla terza conferenza della Banca Mondiale tenutasi a Washington – di versare all’Ucraina ulteriori 1.8 miliardi di franchi dei contribuenti nei prossimi sei anni.

La Lega dei Ticinesi rifiuta la continua escalation dei contributi all’estero, che avviene in contemporanea con l’esplosione della spesa per l’asilo, imputabile anche all’arrivo massiccio di profughi dall’Ucraina. Tanto più che, malgrado questi ingenti sforzi, la Svizzera è di continuo sottoposta a vergognose pressioni e ricatti internazionali nel merito della guerra in Ucraina, miranti ad imporre la dismissione degli ultimi scampoli della nostra neutralità. Mentre i cittadini svizzeri si trovano confrontati con aumenti vertiginosi dei premi di cassa malati – per l’anno prossimo SantéSuisse ha già annunciato un ulteriore salasso – e del costo della vita in generale, il Consiglio federale addirittura incrementa i contributi all’estero, invece di ridurli. In più, mentre aumenta gli aiuti all’estero, la Confederazione prevede di ribaltare nuovi oneri finanziari sui Cantoni, e di conseguenza sui contribuenti.

La Lega dei Ticinesi chiede una drastica decurtazione dei versamenti all’estero e della spesa per l’asilo, affinché le risorse così risparmiate vengano destinate alle necessità dei cittadini elvetici (manifestamente considerati dal Consiglio federale e dalla partitocrazia come l’ultima ruota del carro). Continuerà a battersi in tal senso in tutte le sedi possibili.

Accordo di Dublino: la Svizzera non può subire passivamente le inadempienze di Roma

Da dicembre l’Italia non applica più l’accordo di Dublino. Di conseguenza, non riprende più i migranti la cui procedura, in base a tale accordo, si deve svolgere nel Belpaese. L’Italia si giustifica dicendo di non avere più la capacità necessaria per riprendersi questi asilanti.

Secondo fonti mediatiche, una direttiva interna di Roma prescriverebbe la sospensione di Dublino fino al due maggio. Tuttavia, c’è da dubitare che tale termine – comunque arbitrario – verrà rispettato, dal momento che in Italia gli sbarchi procedono a pieno ritmo. Il rischio concreto è quindi quello di una sospensione a tempo indeterminato.

A Berna, il problema è già stato sollevato dalla Lega dei Ticinesi lo scorso marzo, con un’interpellanza (23.3113) al Consiglio federale presentata dal CN Lorenzo Quadri, che chiedeva la sospensione dell’accordo di Schengen, e quindi il ripristino dei controlli sistematici al confine, fino a quanto Roma non avesse ripreso ad ottemperare ai propri obblighi internazionali in ambito migratorio.

E’ evidente che la sospensione dell’accordo di Dublino da parte italiana è inaccettabile per la Svizzera, ed in particolare per il Canton Ticino. Allo stato attuale risultano essere alloggiati nei centri svizzeri circa 300 migranti che non possono essere trasferiti in Italia. Una cifra che è, evidentemente, destinata a salire. 

La Lega dei Ticinesi ritiene inaccettabile l’atteggiamento passivo fin qui tenuto dal Consiglio federale – ed in particolare dalla ministra di Giustizia PS Elisabeth Baume Schneider – davanti al mancato rispetto dei propri obblighi internazionali da parte di Roma.

La Lega dei Ticinesi si attende pertanto che:

– Il Consiglio federale pretenda che l’Italia torni a rispettare l’accordo di Dublino

– La Svizzera sospenda l’accordo di Schengen e ripristini i controlli sistematici ai confini fino a quando l’Italia non avrà riattivato i rinvii Dublino.

– Le spese extra che la Svizzera, ed in particolare il Canton Ticino, dovranno sostenere a causa

dell’inadempienza italiana, vengano dedotte dal versamento dei ristorni delle imposte alla fonte dei

frontalieri.

La Lega dei Ticinesi ribadisce inoltre con forza la necessità per la Svizzera di dislocare al di fuori dell’Europa le proprie procedure d’asilo, allineandosi ai progetti in tal senso di Gran Bretagna e Danimarca.

Lega dei Ticinesi

“Tredicesima AVS”: la prima battaglia della Lega nella nuova legislatura

La prima battaglia della Lega dei Ticinesi nella nuova legislatura sarà quella sulla Tredicesima AVS. Una proposta, questa, che viene da lontano, essendo praticamente nata assieme al Movimento (“mila franc par i noss vecc”).

Non si tratterebbe di una tredicesima mensilità AVS in senso letterale – che come tale verrebbe finanziata dalle casse dell’AVS e versata indiscriminatamente a tutti gli anziani, compresi i ricchi ed i residenti all’estero – ma di una prestazione sociale cantonale mirata, destinata agli anziani di condizione economica modesta, cittadini svizzeri o residenti in Ticino da almeno 20 anni. 

L’idea era già stata concretizzata a fine 2008 a Lugano con un apposito messaggio municipale, che faceva seguito ad una mozione leghista. Il messaggio municipale – pur approvato all’unanimità dall’esecutivo – venne però bocciato ad inizio 2009 dalla partitocrazia in Consiglio comunale. A partire dalla sinistra, la quale di fatto sostenne la tesi che gli anziani fossero tutti benestanti e non avessero pertanto bisogno di alcun ulteriore sostegno.

L’aiuto in questione era pensato per le persone a beneficio della prestazione complementare (PC) per quelle che, pur non disponendo di una rendita PC, hanno reddito equivalente, e per chi non ha diritto alla PC in quanto proprietario di una casetta o appartamento.

Rilanciata a livello cantonale con iniziativa popolare del 2010, la proposta venne respinta dalle urne nel settembre 2012, a seguito dell’ostruzionismo compatto delle altre forze politiche.

A 11 anni di distanza, le condizioni finanziarie di troppi anziani ticinesi sono sempre più lontane da quelle tinte rosa utilizzate strumentalmente per bocciare le proposte della Lega. L’aumento dei prezzi provocato dalla ben nota situazione internazionale, come pure dalla transizione ideologica “green”, unita all’esplosione dei premi di cassa malati, pesa in modo sempre più insostenibile sul reddito di tutte le persone del ceto medio e basso, ed in particolare sugli anziani, che hanno costruito il nostro Paese e meritano rispetto. E che non hanno più la possibilità di accrescere il proprio reddito, ad esempio aumentando la percentuale lavorativa.

Nei giorni scorsi il capogruppo della Lega in GC Boris Bignasca ed il deputato Michele Guerra hanno presentato un’iniziativa parlamentare generica (allegata) che chiede di istituire una tredicesima rendita mensile AVS “per i beneficiari (cittadini svizzeri o qui domiciliati da almeno 20 anni) dai redditi e dalla sostanza inferiori ad una determinata soglia”. La forma, volutamente generica, ha l’obiettivo di lasciare a Governo e Parlamento il più ampio margine di apprezzamento nella definizione della nuova prestazione. Se però, per l’ennesima volta, le altre forze politiche erigeranno un muro di gomma, la Lega è pronta a tornare in piazza e a raccogliere le firme per un’iniziativa popolare.

Lega dei Ticinesi

13a rendita mensile AVS: secondo atto

Gli scriventi deputati – a nome e per conto del Gruppo Parlamentare della Lega dei Ticinesi – intendono riproporre l’idea di istituire una 13a rendita mensile AVS a favore delle ticinesi e dei ticinesi.

Nelle scorse settimane, infatti, in occasione di tutti gli eventi elettorali, da parte di moltissimi simpatizzanti del popolo leghista, abbiamo ricevuto una richiesta forte, chiara ed unanime: riproporre questa battaglia del Nano.

Il Gruppo Parlamentare Lega dei Ticinesi intende quindi farlo garantendo a questa proposta la massima flessibilità ed apertura politica: così da massimizzarne le possibilità di riuscita. Riproponendo l’idea nella forma generica, anziché nella forma elaborata, come invece fatto nel 2010. Allora fu proprio la forma elaborata – e quindi l’aver presentato un testo di legge chiaro e preciso (seppur giusto e doveroso) – a permettere ad una maggioranza di avversare la proposta con tutta una serie di argomentazioni legislative. I vincoli di legge allora posti non venivano modificati o migliorati da parte di chi li avversava ma venivano semplicemente usati quale argomento per bocciare il tutto. Argomentazioni critiche espresse tanto dal Consiglio di Stato quanto dall’allora maggioranza parlamentare.

Motivazioni che portano oggi la Lega a riproporre la stessa cosa, ma lasciando carta bianca a chiunque voglia contribuire a questa soluzione (per il bene delle ticinesi e dei ticinesi), ben consci di quanto in democrazia i cambiamenti richiedano sempre una maggioranza. Con la presente, gli scriventi chiedono quindi al Consiglio di Stato – conformemente all’art. 103 LGC – di allestire un progetto di legge cantonale volto ad istituire una 13a rendita mensile AVS

pensata per i beneficiari (cittadini svizzeri o qui domiciliati da almeno 20 anni) dai redditi e dalla sostanza inferiori ad una determinata soglia,

sulla scorta degli eventuali dettami che la Commissione chiamata a trattare il presente atto vorrà preventivamente formulare, o formulando proposte proprie.

considerando altresì le osservazioni formulate nel 2012 tanto dal lod. Consiglio di Stato quanto dall’allora maggioranza Parlamentare (all’interno di tutta la documentazione di Gran Consiglio ed all’interno dell’opuscolo destinato al voto popolare).

Michele Guerra e Boris Bignasca
Per il Gruppo Parlamentare Lega dei Ticinesi

Manager Credit Suisse e FINMA non all’altezza

La sciagurata gestione di Credit Suisse da parte dei vari manager stranieri che si sono succeduti negli ultimi anni alla guida del secondo più importante istituto bancario del nostro Paese, ha “finalmente” mostrato a tutta l’opinione pubblica nazionale che a loro della Svizzera e dei suoi valori interessava ben poco! Anzi forse assolutamente niente! 

Una vergogna! Una vergogna anche per i tanti soldi che hanno immeritatamente succhiato alla banca senza lasciare alcun beneficio al nostro Paese! Se si guarda ai dati borsistici di UBS e Credit Suisse degli ultimi anni, il loro valore va di pari passo fino al mese di marzo del 2021. A partire da quella data UBS ha segnato una tendenza di crescita positiva del valore borsistico della sua azione mentre quella di Credit Suisse è diventata negativa. A questo punto sorge spontanea una domanda: “come mai la preposta Autorità di vigilanza non si è chiesta a cosa era dovuto questo contrastante andamento borsistico?”. 

In altre parole il problema di Credit Suisse era sicuramente già nell’aria da tempo, ma forse nessuno ha mai voluto scoperchiare le pentole che stavano ormai bollendo con al loro interno tanta aria fritta. In questo lasso di tempo vi sono state anche diverse chiusure contabili (definitive e provvisorie) che avrebbero dovuto evidenziare i problemi che stavano stritolando Credit Suisse.

Dire che il problema di Credit Suisse è stato improvviso è una grande bugia o peggio ancora, se nessuno se n’è accorto prima significa che i mezzi di cui dispone l’Autorità di vigilanza non sono assolutamente efficienti. Insomma se la FINMA, il cui gremio della Direzione è composto dai maggiori esperti nazionali, ma anche internazionali di analisi finanziaria, non si è accorta di nulla, sarà opportuno che anche la Direzione di FINMA venga coinvolta nella co-responsabilità del fallimento di Credit Suisse. È perciò importante che su questo aspetto venga fatta chiarezza, con un’inchiesta che porti a punire i responsabili.

Ma vi è di più: se FINMA non è riuscita a capire che la seconda banca più importante del nostro Paese stava piano piano fallendo, come farà ad accorgersi se la “nuova UBS” incapperà in gravi problemi finanziari? Naturalmente ci auguriamo che questo non avverrà mai, ma se succederà, e la finanza è sempre molto imprevedibile, a quel punto non ci sarà più nessuno in grado di offrire un salvataggio. Questa situazione di sfrenato liberismo economico, sostenuto da varie lobby federali oltre che da alcuni partiti politici, non può più essere accettata! C’è da rimanere basiti nel leggere nei quotidiani ticinesi le esternazioni di Credit Suisse: “Siamo al vostro fianco”. Davvero imbarazzante, nemmeno una parola di scusa!? Insomma anche dal lato della comunicazione Credit Suisse non ne ha azzeccata una!

LEGA dei Ticinesi

21.3.2023