Subito in votazione l’iniziativa popolare della Lega dei Ticinesi  per la deducibilità integrale dei premi di cassa malati!

Comunicato stampa

Non si può che restare basiti davanti all’ennesimo aumento a due cifre, ben 10.5%, dei premi di cassa malati per il 2025 annunciato dalla direttrice PS del Dipartimento dell’Interno Baume Schneider.

E’ chiaro che un simile aumento non si può spiegare con semplici ragioni anagrafiche. Semmai esse costituiscono un motivo per introdurre un meccanismo di compensazione intercantonale, poiché una parte non indifferente degli anziani residenti in Ticino sono pensionati originari della Svizzera interna, mentre i giovani ticinesi (“buoni rischi”) emigrano oltregottardo in quanto il mercato del lavoro ticinese è stato devastato dalla libera circolazione delle persone, imposta al Ticino dal resto della Svizzera.

La Lega dei Ticinesi pretende inoltre che venga fatta finalmente chiarezza sull’influenza dei richiedenti l’asilo e dei profughi ucraini sull’aumento dei premi di cassa malati, essendo queste categorie sovrarappresentate in Ticino rispetto ad altri Cantoni.

C’è inoltre da chiedersi cosa abbiano fatto concretamente, in questi anni di continui aumenti, i vertici (ex) PPD del DSS per contenere il salasso a danno dei ticinesi. Oltre, va da sé,  a tenere conferenze stampa annuali dai toni indignati ad ogni annuncio di aumento dei premi, e  poi sparire dai radar per i successivi 12 mesi.

Da rilevare inoltre che proprio ieri il Consiglio nazionale ha respinto il postulato del leghista Lorenzo Quadri che chiedeva di valutare l’introduzione di un contributo federale per ridurre annualmente i premi per tutti, contributo che avrebbe dovuto venire finanziato con risparmi in altri settori.

A livello cantonale, la Lega pretende che venga messa subito in votazione la sua iniziativa popolare per la deducibilità fiscale integrale dei premi di cassa malati, riuscita nel dicembre del 2022 e da allora giacente in qualche cassetto di Palazzo delle Orsoline. Con l’approvazione di questa iniziativa sarà possibile portare un po’ di sollievo al ceto medio.

Risultato votazione federale

Comunicato stampa

Iniziativa biodiversità: NO
La Lega dei Ticinesi esprime la propria soddisfazione per la bocciatura dell’iniziativa popolare “Per la biodiversità”. Si trattava infatti di un’iniziativa estremista, che avrebbe trasformato ampie superfici del nostro Paese in aree protette praticamente intoccabili. L’iniziativa avrebbe avuto conseguenze deleterie sull’agricoltura, sull’autoapprovvigionamento alimentare (meno terre coltivabili a fronte di una continua impennata della popolazione a seguito dell’immigrazione incontrollata), sulla filiera del legno, sul turismo,… Ma anche i proprietari di immobili e gli inquilini ne avrebbero pagato le conseguenze, sottoforma di maggiori costi (con ripercussioni sugli affitti) e burocrazia legati ad inutili misure di protezione.
La Lega dei Ticinesi, pur non facendosi illusioni al riguardo, auspica che questa nuova sconfitta serva ad infondere un po’ di realismo ai benestanti climatisti da salotto urbano – quelli che sognano di imporre alla popolazione una pletora di costi, obblighi e divieti, alla faccia della “difesa del reddito” – spingendoli ad assumere un atteggiamento più pragmatico e meno improntato all’isterismo ideologico.

Riforma previdenza professionale: NO
La Lega dei Ticinesi è dispiaciuta per la bocciatura della riforma previdenziale. Essa avrebbe infatti permesso a centinaia di migliaia di persone di accedere al secondo pilastro o di aumentarne le future rendite, preservando ed aggiornando il nostro sistema di previdenza a tre pilastri, che costituisce un modello di successo svizzero. La riforma avrebbe favorito i lavoratori e le lavoratrici a tempo parziale, i redditi bassi e gli “over 55”. Avrebbe inoltre risolto il problema del travaso di fondi tra assicurati e pensionati.
Essendo purtroppo il tema estremamente “tecnico” e a tratti fumogeno, i contrari – sinistra e sindacati – hanno avuto buon gioco nel fomentare incertezze e nel diffondere “fake news”. Anche i conti sbagliati dell’AVS, la cui responsabilità ricade sul Dipartimento dell’Interno a conduzione socialista, possono aver creato un generale clima di sfiducia attorno alle cifre del sistema previdenziale. L’obiettivo della sinistra e dei sindacati è notoriamente quello di delegittimare ed indebolire il secondo pilastro a beneficio di un modello ridistributivo ed assistenzialista ad oltranza. Spiace che, con il no odierno, la popolazione – non si sa quanto consapevolmente – abbia permesso di compiere un passo in questa direzione, tutt’altro che
auspicabile.

Illegali e richiedenti: Mendrisiotto accerchiato!

Comunicato stampa

Mendrisiotto ancora sotto pressione per il raddoppio di entrate illegali al confine sud da luglio ad agosto. I numeri non mentono: gli stranieri che hanno tentato di introdursi in Svizzera sono stati 4’150, contro i 2’362 nel mese di luglio (e i 1’825 in giugno). Il tutto tenendo conto che oramai addirittura l’80 per cento degli oltre 4mila illegali sono stati intercettati proprio nel Mendrisiotto!

La Lega dei Ticinesi è preoccupata per questa nuova impennata, con cifre che raggiungono i livelli del 2023 e del 2022, ma con l’aggravante che ora il fenomeno è quasi totalmente sulle spalle del Ticino. Per questo motivo, oltre a sottolineare il grosso lavoro che si sobbarca il personale dell’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC), la Lega dei Ticinesi chiede un rafforzamento del sistema di protezione dello stesso UDSC contro le entrate illegali in tutto il Mendrisiotto.

Nello stesso tempo riafferma con forza di non accettare un aumento del numero di richiedenti l’asilo di stanza nel Mendrisiotto. Il Consigliere federale Beat Jans aveva promesso alle autorità locali un massimo di 350 unità (la capienza del nuovo centro extralusso di Balerna) e invece si scopre che il numero effettivo è di 500!

Il tempo è galantuomo: non esiste, e non è mai esistito, alcun “caso Gobbi”

Comunicato stampa

La Lega dei Ticinesi prende atto con soddisfazione della decisione del CdS di reintegrare Norman Gobbi nella responsabilità politica della Polizia cantonale.

Tale decisione è invero alquanto tardiva: avrebbe infatti dovuto essere presa già in giugno, quando il procuratore generale Andrea Pagani ha chiuso l’inchiesta sull’incidente automobilistico occorso al direttore del DI nel novembre del 2023 – incidente di cui Gobbi è stato vittima e non responsabile, essendo stato urtato in autostrada da un altro automobilista – e in relazione al quale Gobbi non è mai stato indagato. La chiusura dell’inchiesta confermava infatti in via definitiva la totale estraneità del Consigliere di Stato ad eventuali illeciti commessi in relazione all’incidente citato.

Si ricorda inoltre che Norman Gobbi decise di autosospendersi dalla direzione politica della Polizia cantonale malgrado questo passo non fosse affatto necessario, non avendo il diretto interessato alcunché da rimproverarsi. A portare a tale decisione, la (lodevole) volontà del Consigliere di Stato di tutelare le Istituzioni, ma anche la propria famiglia, dalla strumentale “shitstorm” scatenata contro di lui dalla partitocrazia e dai media al servizio della medesima, per squallidi moventi di politichetta partitico-elettorale. 

Norman Gobbi è infatti stato infangato ad oltranza, sul nulla, in quanto “ministro” leghista e coordinatore ad interim del Movimento.

La reintegrazione di Gobbi nella direzione politica della Polizia cantonale chiude ora in modo definitivo l’ignobile pantomima sull’incidente stradale di novembre, confermando in toto ciò che la Lega ha sempre sostenuto: ossia che l’intera vicenda non fosse altro che un cumulo di strumentalizzazioni interessate e di panna montata, priva di qualsiasi base reale.

Il tempo è galantuomo e oggi i nodi vengono al pettine. Risulta confermata la malafede e la pochezza dei media e dei rappresentanti politici che hanno strumentalizzato e cavalcato l’incidente: siamo certi che i cittadini – sia in veste di elettori che di abbonati ai quotidiani che di radio e telespettatori – se ne ricorderanno al momento opportuno. 

Oggi possiamo dunque ribadire, senza possibilità di smentita, che non esiste, né è mai esistito, alcun “caso Gobbi”. Esiste, per contro, un “caso Dadò”, un “caso MpS” ed un “caso stampa di regime”.

Un benvenuto stop agli smantellamenti postali, grazie anche alla Lega

Comunicato stampa

Da un’ampia maggioranza del Consiglio nazionale è arrivato ieri l’altolà alle politiche di smantellamento del servizio pubblico della Posta. 

La chiusura di uffici postali, il taglio di servizi all’utenza e gli aumenti tariffali portati avanti dal CEO Roberto Cirillo e dal presidente del CdA Christian Levrat (PS)  con l’approvazione del Consiglio federale, colpiscono in particolare le regioni periferiche, ma anche le realtà urbane. 

Il Ticino ne è da anni pesantemente penalizzato e in futuro – se i piani della Posta non cambieranno – rischia di esserlo in misura anche maggiore.

La Lega si rallegra per questo risultato, al quale ha fornito un significativo contributo per il tramite del proprio rappresentante in Consiglio nazionale Lorenzo Quadri, che è stato co-relatore della proposta.

Se anche la Camera alta seguirà questa impostazione, la politica di presenza della Posta sul territorio dovrà essere ripensata.