Da Pollegio passando per Hollywood Michele Guerra eletto primo cittadino

Il leghista è il nuovo presidente del Parlamento cantonale: «Oggi più che mai occorre maggiore armonia e collaborazione» Alla cerimonia il deputato ha invitato in aula il celebre attore italiano Giancarlo Giannini: «La dialettica è ciò che ci permette di andare avanti»
Quale linea sottile collega direttamente la piccola Pollegio, in Leventina, con la più blasonata Hollywood? Semplice: la conoscenza reciproca tra Michele Guerra, vicesindaco del Comune e da ieri primo cittadino del Cantone, e l’attore italiano (tra i più grandi della nostra epoca) Giancarlo Giannini, che nel quartiere di Los Angeles, proprio lungo Hollywood Boulevard, dallo scorso anno ha una stella a cinque punte con il proprio nome inciso sopra.
Poco prima delle 14.00, con un vero e proprio colpo di teatro – fino a pochi minuti dall’inizio della cerimonia nessuno era al corrente di chi fosse l’ospite d’onore – Giannini è infatti apparso lungo i corridoi di Palazzo delle Orsoline, invitato per l’occasione proprio dal deputato leghista Michele Guerra, eletto ieri presidente del Gran Consiglio. Un colpo di teatro, si diceva, anche perché nell’aula del Parlamento, l’attore – che tra i suoi tanti lavori, oltre a prestare la voce ad Al Pacino e Jack Nicholson, può vantare partecipazioni in film di James Bond e a lungometraggi diretti da Lina Wertmüller, Mario Monicelli e Francis Ford Coppola, solo per citare qualche nome – ha letto il celebre monologo di Marco Antonio, contenuto nella tragedia scritta da William Shakespeare Giulio Cesare.

L’importanza del dialogo
«Un bellissimo monologo di Shakespeare – ha poi raccontato l’attore ai media al termine della cerimonia – dove c’è una bellissima retorica, attraverso la quale Marco Antonio riesce a cambiare tutto e a diventare quello che è diventato ». Arte della retorica, del dialogo, che purtroppo stiamo perdendo: «Dialogare è la cosa più bella – ha aggiunto Giannini –. La dialettica è ciò che ci permette di andare avanti, di curiosare e di conoscere quello che generalmente molti uomini non conoscono: il loro divenire. Perché lo complicano. Tutti ci complichiamo la vita. Oggi abbiamo perso la semplicità e la fantasia. Avere la curiosità. Ma come diceva Einstein, se non hai più curiosità, ogni giorno, del tuo divenire, sei come morto».

E di aprirsi agli altri
E della dialettica, dell’importanza di aprirsi al dialogo verso gli altri, soprattutto con chi non la pensa come noi, ha voluto parlare anche lo stesso Michele Guerra nel suo primo intervento ufficiale da primo cittadino del Cantone. « In questi 13 anni ( ndr. siede in Gran Consiglio dal 2011) ho visto anche cose che vanno migliorate », ha spiegato il leghista in un momento del suo discorso. « Parliamo da anni di sostenibilità, di natura. Ma è da quando sono qui che ci riuniamo chiusi senza quasi luce naturale, anche quando fuori splende sole. E, se non in rare occasioni, non ho mai visto le tapparelle alzate sui tre finestroni. Apriamoci quindi maggiormente e lasciamo entrare la luce del sole», ha affermato alzando le tapparelle dell’aula. «E con questa allegoria semplicissima, cerchiamo di essere sempre, con i piedi piantati a terra, aperti a ciò che sta fuori e anche aperti tra di noi».
Il neo-eletto primo cittadino ha inoltre voluto mandare un messaggio ai giovani. Soprattutto a coloro che intendono lanciarsi in politica. «Incoscientemente mi buttai in politica con un’esperienza umilissima in un consiglio comunale. Pensai, come capita a tanti giovani, di aver fatto un errore. Da famiglia ben poco influente contavo come il due di picche. Tanti sforzi, nessun risultato, tante delusioni, tanta polvere da mordere. Ma oggi, e lo dico per i tanti giovani, non posso che vedere l’utilità di quell’esercizio apparentemente inutile. Con me vedevo decine e decine di bravissimi giovani politici, e li vedo ancora oggi, gettare la spugna delusi, magari a tre quarti del percorso. Avevo io qualcosa in più degli altri? No, anzi. Se non magari il gusto. Quando vai in montagna le prime volte fai fatica. Poi sviluppi il gusto e vai avanti. E per me così è stato. Mai mollando, dal terreno sono spuntati i germogli. Nel 2011 a 25 anni eccomi qui in Gran Consiglio. E mai avrei immaginato un giorno di diventarne il presidente. Serva quindi da aiuto ai tanti bravi giovani attivi in tutti gli schieramenti: gli sforzi che sembrano inutili, da semi che muoiono davanti a noi, diventano germogli. E i germogli diventano pianta solida. Basta ave re il gusto di mai smettere di crederci, qualsiasi cosa accada ».

Le sfide davanti a noi
E di pazienza, nonché di apertura al dialogo, ne servirà parecchia quest’anno in Gran Consiglio. Già, perché l’anno di presidenza di Michele Guerra sarà certamente segnato (anche) dalla difficile situazione finanziaria del Cantone e quindi, di riflesso, dal secondo pacchetto di misure di rientro che sarà presentato nei prossimi mesi dal Governo. Tutto ciò, in un clima politico già abbastanza incandescente. Non sarà, detto altrimenti, un anno facile. Come intende affrontarlo Guerra? « Nel passato avevamo tante sfide. Tante quante oggi. Ma avevamo una cabina di regia, si riusciva sempre a comporre delle maggioranza solide – ci ha risposto al termine della cerimonia –. Ricordo il risanamento del 2016. Lo si lanciò facendo tre o quattro telefonate. E nel giro di tre anni cambiò la situazione. Oggi le sfide ci sono ancora, ma è anche diverso l’approccio alle sfide. Perché il Parlamento è molto più sfilacciato, frammentato, e trovare la maggioranza non è più così semplice. Ne consegue che non bisogna avere paura delle sfide. Ma bisogna fare un passo indietro e guardare a tutti i nostri novanta deputati, capendo che è necessaria maggiore armonia e collaborazione ». Perché, ha aggiunto, «se non collaboriamo tutti e novanta non possiamo aiutare questo cantone a trovare soluzioni ». Nel recente passato, ammette poi il primo cittadino, «è vero che il clima non più stato così costruttivo, come lo era anche solo 5 o 6 anni fa. Questo anche a fronte di un Parlamento più frammentato. Ciò ci impone, lo ripeto, di cercare di collaborare maggiormente, in modo costruttivo ».

Corriere del Ticino, martedì 7 maggio 2024

Gobbi: inchiesta agli sgoccioli

Le indagini sull’incidente che in novembre ha coinvolto il consigliere di Stato hanno stabilito cosa accadde nelle fasi successive – A breve le decisioni

L’inchiesta ha ormai ricostruito nei dettagli quanto accadde, in Alta Leventina, la notte del 14 novembre scorso, quando il Consigliere di Stato Norman Gobbi rimase coinvolto in un incidente stradale. Fu lui ad avvisare la polizia. Non vedendo arrivare la pattuglia, la chiamò addirittura due volte. Poi – ha accertato l’analisi dei tabulati telefonici – non contattò più nessuno, rimettendosi alle disposizioni impartite dagli agenti.

Non fu Gobbi a chiedere il “probatorio”
Il primo test dell’alcol a cui fu sottoposto (il “precursore”) rilevò un tasso leggermente superiore al consentito. Ma sul display dell’apparecchio apparve la scritta, fotografata e messa agli atti: “calibrazione scaduta”. Per questo motivo venne eseguito il secondo test (il “probatorio”), dal quale emerse un valore al di sotto del limite. Non lo chiese Gobbi, come si è sempre pensato, ma lo volle la polizia.

Accertata la tempistica
L’ordine fu deciso, nel corso di una telefonata, dalle tre persone ora sotto inchiesta per abuso di autorità e favoreggiamento: l’ufficiale di picchetto (difeso da Elio Brunetti), un quadro della gendarmeria (patrocinato da Maria Galliani) e un capogruppo (rappresentato da Roy Bay). Dopo quella chiamata l’ufficiale non ebbe più contatti telefonici. Gli altri due poliziotti partirono alla volta di Camorino per prendere il macchinario e portarlo ad Airolo. Secondo i dati forniti dal sistema gps dell’auto, la tratta fu percorsa in 35 minuti. Un tempo assolutamente normale.

Un ritardo spiegabile?
Il test venne effettuato però poco dopo le due ore previste dal momento dell’incidente. Termine oltre il quale occorre procedere con l’esame del sangue. Ma anche qui, il ritardo di cinque minuti sarebbe spiegabile: sia con il margine d’errore legato all’orario esatto dell’incidente, sia con il grado di precisione (non impeccabile) dell’orologio dell’apparecchio.

La tesi dei poliziotti
E comunque – sostengono le difese – era talmente esiguo da rendere sproporzionato l’esame del sangue, che si sarebbe dovuto tenere all’ospedale di Bellinzona. Quando si sfora di così poco e ci si trova in luoghi discosti, si può prescinderne; proprio come si è fatto in altri casi. Per gli imputati, insomma, Gobbi non avrebbe ricevuto trattamenti di favore.

Nei confronti dell’ufficiale di picchetto si profila un decreto d’abbandono. Più aperta la posizione degli altri due indagati. L’inchiesta – come detto – è in dirittura d’arrivo, e a breve il procuratore generale Andrea Pagani emetterà le sue decisioni.

Da www.rsi.ch/info

Il Ministero pubblico conferma: non esiste alcun “caso Gobbi”

Come volevasi dimostrare, e come la Lega ha sostenuto fin dall’inizio, il cosiddetto “caso Gobbi” altro non è che panna montata sul nulla, con l’obiettivo di danneggiare la Lega dei Ticinesi nell’imminenza delle elezioni comunali, essendo l’incidente della circolazione che l’ha originato – in cui, ricordiamo, il Consigliere di Stato è il danneggiato e non il responsabile – avvenuto a metà novembre. Tentativo miseramente fallito, come certificano i risultati delle elezioni comunali della scorsa domenica.

L’odierno comunicato stampa con cui il Ministero pubblico annuncia  “di aver esteso il procedimento nei confronti dell’ufficiale della Polizia cantonale che era di picchetto la sera dei fatti nonché nei confronti di un capo gruppo in servizio quella notte”, contiene infatti un passaggio cruciale, che però (chissà come mai?) i media citano solo di transenna, guardandosi bene dall’evidenziarlo. Il passaggio è il seguente: “Il Consigliere di Stato è già stato sentito come persona informata sui fatti; si precisa che nei suoi confronti non emergono indizi di reato”.    

Ecco quindi la conferma che nella realtà non esiste alcun “caso Gobbi”. Esiste per contro un “caso Dadò”, un “caso MpS” ed un “caso media di regime”.
Il comportamento dei soggetti indicati è inqualificabile. L’MpS in costante fregola di visibilità mediatica (inversamente proporzionale al miserrimo consenso elettorale: qualche motivo ci sarà…) è solito raccogliere ogni cicca per dare sfogo alle manie di protagonismo dei suoi esponenti; la cosa ormai non sorprende nessuno. Ma che l’esagitato presidente di un partito di governo si abbassi alla medesima logica, è preoccupante; in particolare per il partito che presiede. 
I troppi media di regime hanno da parte loro dimostrato ancora una volta di fare propaganda politico-partitica e non informazione, dedicando paginate e ore di trasmissione ad una non-vicenda, e gonfiandola a dismisura quasi fosse il principale problema del Cantone. Così facendo hanno dimostrato di non adempiere affatto all’autoproclamata missione di fornire un’informazione indipendente e di qualità, e pertanto di non meritare alcun sostegno finanziario pubblico, sotto qualsiasi forma.
La Lega dei Ticinesi attende con fiducia che la “shistorm” scatenata sul nulla si rovesci ora sui suoi autori.

Lega dei Ticinesi

Antonella Bignasca: “Il caso Gobbi non ha penalizzato la Lega. Anzi… E dall’inchiesta non salterà fuori niente”

La vicecoordinatrice del movimento: “Non avevo dubbi sulla riconferma come sindaco di Michele Foletti. E quando veniamo attaccati sappiamo fare squadra”

“Non avevo dubbi sulla riconferma come sindaco di Michele Foletti. L’avevo detto anche a scrutinio in corso. Anzi, mi aspettavo uno scarto maggiore, più di mille voti”. Così Antonella Bignasca, vicecoordinatrice della Lega e “governo ombra” di via Monte Boglia, commenta sulla Regione la brillante votazione del sindaco di Lugano, vittorioso nella sfida interna con Marco Chiesa.

Foletti, afferma Antonella Bignasca, “è diventato sindaco in un momento difficile (la morte di Marco Borradori, ndr) e credo che tutti abbiano apprezzato il lavoro che ha fatto in questi anni. Ha quindi senz’altro meritato questa conferma. Un sindaco uscente che lavora bene, tendenzialmente viene riconfermato. E così è accaduto”.

L’ex deputata leghista, dopo aver premesso di essere da sempre favorevole all’alleanza con l’UDC, non risparmia una frecciatina a Chiesa: “Fare il sindaco e il consigliere agli Stati non è possibile, si può dire quello che si vuole, ma a Lugano non è possibile. Ritengo che di questo l’elettorato abbia tenuto conto”.

E alla domanda sul caso dell’incidente stradale che ha coinvolto il ministro e coordinatore della Lega Norman Gobbi, risponde: “Il caso Gobbi, come lo chiamate voi, ha ricompattato la Lega. L’incidente stradale avvenuto lo scorso novembre, e che viene fuori tutto a un tratto a poche settimane dalle elezioni comunali, la grande attenzione mediatica, l’apertura di un’inchiesta penale, dalla quale sono convinta che non salterà fuori niente, ha, ricompattato la Lega. Certamente la questione procuratori pubblici (la recente nomina di due magistrati che ha creato malumori sul ruolo della deputata Sabrina Aldi, ndr) ci ha fatto perdere dei voti, ma il caso Gobbi no e quando viene attaccata, la Lega sa fare squadra. Per le prossime elezioni cantonali partiremo con fiducia da qui, dai risultati odierni”.

Da www.liberatv.ch

“Per una Svizzera forte”? No, per una Svizzera inesistente!

La Lega dei Ticinesi apprende con sconcerto del lancio di una nuova iniziativa popolare
dall’assurdo ed ingannevole titolo “Per una Svizzera forte (iniziativa per l’Europa)”.
L’iniziativa in questione vuole in realtà svendere la Svizzera all’Unione europea tramite la
favoletta della “stretta collaborazione”. Tant’è che essa si prefigge anche di “sostenere
politicamente il Consiglio federale nei negoziati in corso con Bruxelles (Bilaterali III)”. Si tratta,
in concreto, dell’accordo quadro 2.0 il quale prevede, tra l’altro, la ripresa dinamica, ossia
automatica, del diritto UE, la sottomissione ai giudici stranieri (della Corte europea di giustizia)
e contributi di coesione miliardari e ricorrenti all’UE.
Una simile prospettiva equivarrebbe alla fine dei diritti popolari, poiché le leggi ci verrebbero
imposte direttamente da Bruxelles. E qualsiasi decisione dei cittadini in contrasto con i Diktat
UE resterebbe lettera morta.

I promotori della nuova iniziativa, esponenti della sinistra climatista, antisvizzera,
immigrazionista, sovranofoba, tassaiola ed islamo-gauchista, vi inseriscono pure istanze –
appunto – climatiste: come l’adesione al Patto Verde per l’Europa, che a loro dire “consentirà di
compiere progressi in materia di protezione del clima” i quali avranno impatto globale pari a zero
ma devasteranno per contro il potere d’acquisto dei cittadini e le loro libertà con sempre nuovi
obblighi, divieti, tasse e balzelli.

Nel mirino degli iniziativisti c’è pure la neutralità elvetica, che va rottamata per adeguarsi
integralmente ai Diktat dell’UE – a sua volta al servizio degli USA e della NATO – sull’invio di
armi all’Ucraina e sulla confisca di bei russi congelati.

Il comitato promotore – tra i quali spicca anche il movimento antisvizzero Operazione Libero
(Libero da cosa?), che tra le altre cose si oppone all’iniziativa popolare per la neutralità – nel
tentativo di fare fessi i cittadini, asserisce senza timore del ridicolo di voler difendere “i valori
fondamentali quali la democrazia ed il federalismo”.

In realtà il suo obiettivo è l’esatto contrario. I promotori dell’iniziativa vogliono una
Svizzera completamente asservita all’UE dove i cittadini, i Cantoni, i rappresenti politici
eletti non abbiano più nulla da dire.

Altro che “Per una Svizzera forte”: per una Svizzera inesistente!


La Lega confida pertanto che un’iniziativa popolare siffatta, ammesso e non concesso che
raccolga le firme necessarie alla sua riuscita, verrà asfaltata in votazione popolare. Il che
contribuirebbe a chiudere definitivamente la porta alle velleità di certi ambienti di sinistra bramosi
di demolire il nostro Paese, col quale evidentemente hanno poco o nulla a che fare.

Lega dei Ticinesi


Una montatura politico mediatica fondata sul nulla

La Lega dei Ticinesi prende atto della decisione del Consigliere di Stato Norman Gobbi di
autosospendersi dalla direzione politica della Polizia cantonale.
La Lega rileva che questa decisione non era affatto necessaria. A provocarla è infatti una
vicenda che, non lo si ribadirà mai abbastanza, è soltanto una sordida montatura politico-mediatica a scopo elettorale, fondata sul nulla.
Si ricorda alla partitocrazia ed ai media a lei asserviti che Norman Gobbi non è oggetto di
alcun accertamento da parte della Magistratura.
La Lega comprende tuttavia la volontà del Consigliere di Stato di tutelare – pur non avendo
assolutamente nulla da rimproverarsi – la propria famiglia, come pure le istituzioni (nello
specifico la polizia cantonale) dalla strumentale “shitstorm” messa in atto contro di lui. Ed è
solo e soltanto questa “shitstorm”, e dunque coloro che l’hanno orchestrata, a danneggiare la
credibilità delle istituzioni: di questo, i responsabili dovranno rendere conto.
La Lega conferma di nuovo il pieno appoggio al proprio Consigliere di Stato, apprezzandone il
senso dello Stato che lo ha portato a compiere un passo per lui certamente doloroso in quanto
– come detto – assolutamente non necessario dal profilo oggettivo.
La Lega rileva infine con soddisfazione che tra l’opinione pubblica cresce il malcontento per lo
scandaloso trattamento riservato a Norman Gobbi dalla partitocrazia e dai media al servizio
della medesima, che è giustificato unicamente da motivi politici.

Lega dei Ticinesi
Alessandro Mazzoleni
Daniele Piccaluga
Antonella Bignasca
Roberta Pantani

Grottesca montatura politico-mediatica

La Lega dei Ticinesi deplora l’ennesima, grottesca montatura politico-mediatica a proposito dell’incidente occorso al Consigliere di Stato Norman Gobbi. Un caso costruito sul nulla da esponenti della partitocrazia e da testate al servizio della medesima (altro che “indipendenti”!). Lo squallido sciacallaggio della sinistra della morale a senso unico – ed in particolare di alcuni esponenti di partitini che passano il tempo a raccogliere qualsiasi cicca nella spasmodica ed ossessiva ricerca di visibilità mediatica – ha ora conosciuto una nuova impennata, con pretestuose richieste di passi indietro o addirittura di dimissioni (!). Richieste che travalicano ogni decenza oltre che infrangere il senso del ridicolo. E’ ovvio che Norman Gobbi non deve compiere passi indietro da nulla. Altrettanto ovvio è che i cittadini sono perfettamente in grado di
comprendere che l’intera operazione è solo una triste montatura con finalità elettorali (le elezioni comunali sono vicine) e che, come tale, non meriterebbe alcun commento.
La Lega ribadisce la propria vicinanza al Consigliere di Stato e la fiducia nel suo operato.

Lega dei Ticinesi
Alessandro Mazzoleni
Daniele Piccaluga
Antonella Bignasca
Roberta Pantani

13esima AVS: finalmente!

Di seguito la presa di posizione della Lega dei Ticinesi sull’esito dell’odierna votazione federale.

La Lega dei Ticinesi prende atto con soddisfazione dell’approvazione della Tredicesima AVS
sia in Ticino che a livello federale.

Come noto la Lega si batte, praticamente dalla sua nascita, per il versamento di un sostegno
finanziario agli anziani in difficoltà. Negli anni ha presentato varie proposte in questa direzione,
anche a livello popolare. Proposte purtroppo sempre respinte a seguito dell’opposizione della
partitocrazia, sinistra in primis, che ha fatto quadrato contro per motivi di bottega partitica.

Le iniziative della Lega, diversamente dalla 13a AVS approvata oggi, erano mirate al sostegno
degli anziani di condizione economica modesta, e non versate ad innaffiatoio.

Tuttavia la Lega ha sostenuto con convinzione la proposta odierna, perché aiutare gli anziani
diventa sempre più urgente, specialmente in Ticino dove un terzo della popolazione over 65 si
situa sotto la soglia di povertà. In considerazione degli aumenti vertiginosi dei premi di cassa
malati (e la situazione non è certo destinata a migliorare nei prossimi anni), delle bollette
elettriche (ringraziamo anche la svolta verde ideologica) e dei prezzi in generale, la 13a AVS è
ormai, di fatto, una compensazione del rincaro.

Se oggi la 13a AVS fosse stata respinta, possiamo stare certi che non sarebbe arrivato alcun
aiuto alternativo per molti anni.

Sul fronte del finanziamento della nuova prestazione: la Lega si opporrà ad aumenti dell’IVA
come pure dei contributi riscossi dai lavoratori e dai datori di lavoro. I fondi necessari a finanziare
la 13a AVS vanno raccolti risparmiando sull’asilo, sulle prestazioni sociali agli stranieri, sugli
aiuti all’estero, sui contributi all’UE ed all’Ucraina. Tutti ambiti in cui il margine di manovra è
assai ampio.

La Lega dei Ticinesi prende pure atto con soddisfazione della prevedibile bocciatura
dell’iniziativa popolare PLR che chiedeva l’aumento dell’età pensionabile in una prima fase a 66
anni per tutti, con poi successivi adeguamenti automatici in base alla crescita della speranza di
vita: un modello che avrebbe sottratto in futuro il tema dell’età della pensione dal dibattito
politico, legandolo tramite Costituzione ad un solo fattore (l’aumento della speranza di vita,
appunto) e misconoscendo tutti gli altri. A partire dalla situazione socioeconomica e del mercato
del lavoro.

L’iniziativa in questione era particolarmente improponibile in Ticino vista la situazione sul
mercato del lavoro del nostro Cantone, imputabile alla libera circolazione delle persone voluta
dalla partitocrazia, a seguito della quale chi perde l’impiego a 55 anni (o anche prima) ha
scarsissime possibilità di trovarne un altro.
La Lega dei Ticinesi continuerà pertanto ad opporsi a proposte che mirano ad un aumento
dell’età della pensione.

Comunicato stampa. 3 marzo 2024

Sciopero: nessun servizio essenziale venga messo in discussione

Premesso il massimo rispetto per tutti i lavoratori sia del settore pubblico che del privato, riteniamo assurdo che alcuni funzionari e alcuni docenti con un salario mediano di circa 110mila CHF annui scendano in piazza per scioperare. È assurdo che venga fatto in Svizzera. È assurdo che si scioperi dopo che il personale cantonale ha ricevuto anche quest’anno l’aumento di salario (quasi) automatico dovuto agli scatti. È assurdo che si scioperi dopo aver ricevuto il rincaro completo nel 2023 e un bonus di 400 CHF per il 2024.
In realtà tutto ciò ha un senso, ed è stato detto pubblicamente da persone ben informate sul mondo dell’impiego pubblico. Lo sciopero serve ad alcune frange del sindacalismo di ultra-sinistra per avere visibilità in vista del rinnovo del comitato della cassa pensioni. Un gioco al massacro, dunque, allo scopo di occupare cadreghe di prestigio soffiandole ad altri sindacalisti.
Un gioco disfattista che per nostra fortuna agevolerà il compito di chi dovrà convincere la popolazione a votare NO al contributo miliardiario a copertura del buco della cassa pensioni cantonale.
Ci auguriamo, infine, che nessun servizio essenziale venga messo in discussione da questo assurdo sciopero atto solo ad avvantaggiare alcuni nel raggiungimento di scopi personalistici.

Gruppo LEGA dei Ticinesi

Alcuni dati in breve correlati al tema

–  I docenti cantonali hanno uno stipendio mediano di circa 110 mila chf (il reddito mediano in Ticino é di 30 mila franchi in meno)
– ⁠Il 99.5% dei dipendenti pubblici ha ricevuto anche lo scatto. Solo lo 0.5% non lo riceve a causa di prestazioni insufficienti.
– ⁠I dipendenti cantonali hanno ricevuto il rincaro completo nel 2023 e riceveranno inoltre 400 chf di bonus per il carovita nel 2024.
– Il blocco delle sostituzioni incide al massimo per lo 0.5% del totale del personale. È già stato applicato all’interno dell’amministrazione nel 2023 e non ha provocato particolari problemi.

– ⁠Presto i ticinesi dovranno votare se dare altri 20 milioni all’anno alla cassa pensioni cantonale. Questo oltre ai 500 milioni di contributo già deciso solo 10 anni fa.

Quadri: “Mercato del lavoro ticinese: ma dove vive il Consiglio federale?”

Come da copione, il Consiglio federale non vuole sentir parlare di clausole di salvaguardia a tutela del mercato del lavoro ticinese devastato dal frontalierato. Si ricorda che i frontalieri presenti in Ticino sono ormai 80mila: ovvero, un terzo dei lavoratori attivi nel nostro Cantone ha il permesso G. Una quota che non risponde ad alcuna “esigenza dell’economia”.

Lo scorso dicembre chi scrive ha presentato una mozione al Consiglio federale, con la richiesta di “elaborare ed introdurre un clausola di salvaguardia del mercato del lavoro ticinese mirata a fronteggiare il continuo aumento dei frontalieri”. Non sorprende che il CF abbia detto njet; va però rilevato che a votare sulla mozione dovrà essere il parlamento.

Le argomentazioni addotte dal governo per il suo rifiuto sono improponibili. Il governo esordisce sostenendo che introdurre clausole di salvaguardia “sa po’ mia” perché sarebbe contrario all’accordo sulla libera circolazione delle persone. Si dà però il caso che l’accordo in questione contenga un articolo 14 cpv 2 in cui si legge che “in caso di gravi difficoltà di ordine economico o sociale, il Comitato misto si riunisce, su richiesta di una delle parti contraenti, al fine di esaminare le misure adeguate per porre rimedio alla situazione”.

Inoltre, la proposta della mozione si rifà allo studio svolto nel 2016 dal prof. Michael Ambühl del Politecnico di Zurigo, su mandato ticinese. Ora, il prof. Ambühl ha alle spalle vari decenni di carriera diplomatica, è  stato capo della missione svizzera a Bruxelles tra il 1992 ed il 1999, ed in seguito Segretario di Stato per le questioni finanziarie internazionali in seno al Dipartimento federale delle finanze. Quindi, se Ambühl sostiene che introdurre clausole di salvaguardia è possibile, c’è ragione di credere che sia così.

Al di là degli aspetti formali, è assurdo che il CF usi, quale argomento a sostegno del frontalierato selvaggio,  l’invecchiamento della popolazione che “implica un maggiore fabbisogno di lavoratori provenienti dall’estero”. E’ il colmo! In Ticino, a seguito della libera circolazione delle persone, i lavoratori over 55 (ma anche quelli più giovani) vengono lasciati a casa e sostituiti da frontalieri pagati la metà. E chi perde l’impiego dopo questa età ben difficilmente riesce a ricollocarsi. Ma adesso il CF sostiene che bisogna assumere sempre più frontalieri perché, a seguito dell’invecchiamento della popolazione, mancherebbero i lavoratori residenti? Quando questi ultimi vengono lasciati a casa e sostituiti da permessi G?

A Berna fingono non sapere che in Ticino l’invecchiamento della popolazione è imputabile anche al fatto che sempre più giovani lasciano il Cantone per la Svizzera interna. E non tornano più perché in Ticino, proprio a causa degli eccessi del frontalierato, non hanno possibilità lavorative né salari decenti. E, se in questo Cantone nascono sempre meno bambini, ciò accade a seguito del continuo impoverimento e della progressiva precarizzazione della popolazione, anch’essi imputabili ad un mercato del lavoro in sofferenza a causa della libera circolazione senza limiti. Chi fatica ad arrivare a fine mese e – soprattutto – non sa se domani avrà ancora un impiego o no, non mette su famiglia. La libera circolazione non può dunque essere il rimedio all’invecchiamento della popolazione in Ticino, dato che ne è una delle cause!

Ancora una volta, il governo federale non ha perso l’occasione di fare sfoggio della propria ignoranza su quel che accade sul mercato del lavoro ticinese.

La Lega reputa che la clausola di salvaguardia sia necessaria e continuerà pertanto a battersi per la sua introduzione. 

Lorenzo Quadri, Consigliere nazionale