NO ad un nuovo accordo sul telelavoro dei frontalieri


In merito al recente raggiungimento, tra la ministra delle finanze svizzera Karin Keller Sutter ed il suo omologo italiano Giancarlo Giorgetti, di una nuova intesa temporanea (valida fino a fine giugno) per permettere il telelavoro dei frontalieri, la Lega dei Ticinesi ribadisce la propria contrarietà a questa opzione.

Si ricorda che i frontalieri che possono telelavorare non sono né gli operai edili e nemmeno il personale curante. Dello “smartworking” può usufruire chi lavora nel terziario, in ufficio. Ovvero quei frontalieri che non rispondono ad alcuna carenza di manodopera ticinese, ma che la sostituiscono, ed il cui numero continua a crescere senza alcun controllo, creando pesanti distorsioni sul mercato del lavoro del nostro Cantone.

Come indicano gli ultimi dati UST, nel corso del 2022 nel terziario i permessi G in Ticino sono cresciuti del 5.6%, a fronte di una crescita complessiva del frontalierato del 4.4%. Il settore terziario ticinese impiega ormai 52mila frontalieri su 80mila. Una cifra che è addirittura quintuplicata in due decenni.

Va pure ricordato che, in barba alle statistiche della SECO, i due terzi dei ticinesi disoccupati sono proprio lavoratori del terziario. La débâcle di Credit Suisse creerà migliaia di nuovi bancari disoccupati da ricollocare. In queste circostanze, un’ulteriore agevolazione dei frontalieri del terziario tramite home office è improponibile. Essa non farebbe che aumentare l’attrattività del mercato del lavoro ticinese per i pendolari italiani. Nel settore terziario andrebbe, al contrario, decretata una moratoria sul rilascio di nuovi permessi G.

La Lega dei Ticinesi ha già presentato a Berna nei mesi scorsi una mozione che chiede di non sottoscrivere alcun nuovo accordo con l’Italia sul telelavoro dei frontalieri. Continuerà pertanto a battersi in tal senso.

Lega dei Ticinesi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *