Subito un fondo sovrano per salvare la nostra economia e realizzare infrastrutture per la Svizzera

Comunicato stampa

Proposta della Lega dei Ticinesi per l’istituzione di un Fondo Sovrano Svizzero a sostegno delle infrastrutture nazionali e cantonali, con l’effetto di ridurre il rafforzamento pericoloso per l’economia elvetica del franco svizzero.

Il franco svizzero ha mostrato una tendenza al rafforzamento negli ultimi anni, con il cambio euro-franco che da circa quattro anni si mantiene sotto i 95 centesimi. Sebbene ciò rifletta la solidità dell’economia svizzera, un franco forte può rappresentare un ostacolo per le esportazioni, rendendole più costose e indebolendo l’economia elvetica.
I recentissimi sviluppi nel mercato delle valute sono ancora peggiori del recente passato; il rapporto franco-euro si è assestato attorno ai 92 centesimi, mentre quello franco-dollaro ha avuto una caduta dai 90 agli 81 centesimi per un dollaro. Una situazione insostenibile che ci riporta agli Anni Novanta, che furono un periodo di grandi difficoltà ma pure di opportunità per il nostro Paese e il nostro Cantone in particolare.

Proposta
La Lega dei Ticinesi propone l’istituzione di un Fondo Sovrano Svizzero, indipendente dal bilancio della Confederazione, finanziato con una parte delle riserve monetarie della Banca Nazionale Svizzera (BNS). Questo fondo avrebbe l’obiettivo di investire in infrastrutture strategiche a livello nazionale e cantonale, con particolare attenzione alla coesione e allo sviluppo della Svizzera e quindi anche del Canton Ticino. Nel fondo potrebbe essere inserito anche una parte di partecipazione obbligazionale per enti pubblici e cittadini svizzeri, in modo da garantire una remunerazione sicura ed evitare influenze estere.

Obiettivi del Fondo
1. Sostenere l’economia nazionale: Investendo in progetti infrastrutturali, si stimola l’economia interna, creando posti di lavoro e migliorando la competitività del paese.
2. Valorizzare la coesione nazionale e il Canton Ticino: Finanziare progetti infrastrutturali in Svizzera permette di creare premesse per un ulteriore sviluppo del Paese, puntando però alla vivibilità. L’aumento della capacità autostradale e ferroviara deve avvenire con il minor impatto, ad esempio con gallerie e interramenti (come fu con Ferrovia2000). In Ticino si pensi ad esempio al collegamento A2-A13, la circonvallazione Agno-Bioggio, la rete tram-treno e il completamento di AlpTransit a sud, per migliorare la mobilità e l’accessibilità della regione. Diversificare le riserve della BNS: Utilizzare una parte delle riserve monetarie per investimenti a lungo termine in infrastrutture, riducendo la dipendenza da asset esteri e contribuendo alla stabilità economica.

Conclusione
La creazione di un Fondo Sovrano Svizzero rappresenta un’opportunità per utilizzare in modo strategico le riserve della BNS, sostenere l’economia nazionale e valorizzare regioni come il Canton Ticino. Il fondo sovrano andrà a finanziare i costi delle infrastrutture (ad esempio ampliamento reti ferroviarie e stradali, progetti regionali come il collegamento A2-A13, rete tram-treno, circonvalazione Bioggio-Agno) creando debiti alla Confederazione e nello stesso modo andremo ad indebolire il franco svizzero in modo naturale, senza creare troppi rischi valutari acquistando o vendendo valuta estera tramite la BNS. In questo modo gli investitori esteri vedranno che anche la Svizzera ha debiti e orienteranno le loro strategie senza ulteriormente rafforzare la nostra valuta nazionale.
Invitiamo il Consiglio federale e il Parlamento a considerare seriamente questa proposta, nell’interesse di una Svizzera più forte e coesa. A questo scopo il consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri presenterà una mozione al Consiglio federale, mentre a livello cantonale il gruppo parlamentare leghista presenterà un’iniziativa cantonale a firma di Daniele Piccaluga e Alessandro Mazzoleni.

80° anniversario dalla nascita di Giuliano Bignasca

Comunicato stampa

Il fondatore della Lega dei Ticinesi, combattente per la libertà e il Ticino

In occasione dell’80° anniversario dalla nascita di Giuliano Bignasca, fondatore e anima della Lega dei Ticinesi, il Movimento desidera ricordare con gratitudine e orgoglio l’uomo che ha rivoluzionato la politica cantonale con coraggio, passione e una visione chiara: mettere il Ticino e i ticinesi al centro.
Giuliano Bignasca non è stato un politico come gli altri. È stato un combattente vero, un uomo libero che ha sfidato il potere costituito, rotto gli schemi e dato voce a chi per troppo tempo era rimasto inascoltato.
Con la fondazione della Lega nel 1991, ha scosso un sistema bloccato e autoreferenziale, portando le istanze del popolo direttamente nelle stanze del potere.
Il “Nano” ha sempre lottato per un Ticino sovrano, forte e rispettato. Ha denunciato senza paura l’invasione dei frontalieri, la pressione fiscale asfissiante, la sudditanza a Berna e la politica delle poltrone. Ha portato la battaglia sul terreno della concretezza, vicino alla gente, senza compromessi e senza peli sulla lingua.
A 80 anni dalla sua nascita, la sua eredità politica e umana resta viva più che mai.
La Lega dei Ticinesi prosegue il suo cammino nel solco tracciato da Giuliano, con lo stesso spirito combattivo e la stessa determinazione a difendere i valori di libertà, autonomia e giustizia sociale.
Grazie, Giuliano. Il tuo esempio ci guida ancora. Il tuo Ticino è il nostro. E noi non molliamo.

La Lega dei Ticinesi si congratula per l’elezione di Luca Frasa e Andrea Rabaglio

Comunicato stampa

La Lega dei Ticinesi esprime grande soddisfazione e un forte senso di orgoglio per l’elezione di Luca Frasa (Lega-Udc-Ind.) nel Municipio del nuovo Comune di Quinto e di Andrea Rabaglio (Udc-Lega-Ind.) nel Municipio del neocostituito Comune di Lema.

Due figure giovani, determinate e profondamente legate al territorio, che incarnano appieno lo spirito della Lega: prossimità ai cittadini, difesa dell’identità ticinese, responsabilità amministrativa e concretezza nelle scelte.

In un momento storico segnato da importanti trasformazioni istituzionali, la presenza leghista nei Municipi di due Comuni appena costituiti rappresenta un segnale politico forte e incoraggiante: i cittadini riconoscono e premiano la serietà, la coerenza e l’impegno sul campo.

La Lega dei Ticinesi si congratula inoltre con tutte le candidate e tutti i candidati leghisti eletti nei Consigli comunali di Quinto e Lema. La loro presenza è garanzia di un lavoro serio, attento e vicino ai bisogni concreti della popolazione.

Un ringraziamento va alle persone non elette e ai proponenti per l’impegno e il lavoro svolto a supporto delle liste.

A Luca Frasa, Andrea Rabaglio e a tutti gli eletti va il nostro più caloroso augurio di buon lavoro. La Lega sarà al loro fianco in questo nuovo cammino di responsabilità e impegno per il bene delle rispettive comunità.

Avanti così, per il Ticino e per i ticinesi!

Ticino, pista di prova per piloti italiani? Anche no, grazie.

Comunicato stampa

Negli ultimi sette giorni, le strade del nostro Cantone sono state teatro dell’ennesima invasione di piloti d’importazione, con targhe italiane e piedi pesanti. L’ultimo “exploit”: una 34enne sorpresa a 124 km/h in una zona 50. A casa sua, le avrebbero probabilmente ritirato la patente sul posto (e forse anche le chiavi di casa), ma qui – purtroppo – la musica è ancora troppo dolce nei confronti di questi pirati d’importazione.

Mentre in Italia si inaspriscono le pene per chi corre, almeno quattro italiani in sette giorni si sono distinti per gravissimi superamenti di velocità sulle strade ticinesi; di questi pirati della strada tre erano donne. Non c’è che dire…

Un grande grazie alla Polizia cantonale, che con costanza e professionalità continua a tenere sotto controllo questi pirati della strada d’importazione, limitando i danni causati da chi scambia il nostro Cantone per un autodromo gratuito. Come scritto alcuni anni fa, evitiamo l’italianizzazione del nostro territorio: le regole, benché talvolta strette, vanno rispettate e in particolare da chi è ospite in casa nostra!

Per la sicurezza del Ticino e dei Ticinesi. 

Criminalità transfrontaliera: maggiore sicurezza per il Ticino

Movimento Giovani Leghisti

La facilità con cui i malviventi, non residenti, riescano attraversare il confine per commettere reati è preoccupante!

Diverse testate giornalistiche hanno evidenziato che negli ultimi giorni, il Mendrisiotto e stato vittima di una serie preoccupante di furti: sette episodi tra Arzo, Novazzano, Mendrisio e Riva San
Vitale hanno visto come obiettivi abitazioni private, esercizi pubblici e persino il centro sportivo locale. In alcuni casi, le telecamere di sorveglianza hanno immortalato i malviventi, fornendo elementi utili ai nostri agenti.

Questo incremento di attivita criminali non sono una novita nel nostro Ticino e confermano interrogativi gia sollevati dalla Lega dei Ticinesi sulla sicurezza del nostro cantone, una regione di confine particolarmente esposta a reati transfrontalieri. Come già evidenziato in passato, la presenza di dogane non presidiate facilita l’ingresso e la fuga di criminali stranieri, rendendo il nostro territorio un bersaglio privilegiato.

La posizione geografica del Ticino, confinante con regioni densamente popolate come la Lombardia, aumenta iI rischio di infiltrazioni criminali stranieri. Malviventi provenienti dall’ltalia ed altri paesi possono facilmente entrare nel nostro cantone per commettere reati e poi rapidamente dirigersi oltre confine rendendo difficile il loro rintraccio.

Per garantire la sicurezza delle famiglie ticinesi, è imperativo rafforzare i controlli alle frontiere e in tutto il territorio cantonale. Un presidio più efficace delle dogane e una maggiore collaborazione tra
le forze dell’ordine svizzere e italiane sicuramente aiuterebbero il territorio ticinese a non essere preso di mira. Inoltre, l’implementazione di tecnologie avanzate di sorveglianza e il potenziamento delle risorse dedicate alla sicurezza interna sono misure necessarie per proteggere la nostra comunità.

I primi a beneficiare di un rafforzamento dei controlli sarebbero proprio le nostre famiglie, i nostri anziani, i nostri bambini mentre giocano al parco giochi e tutti coloro che nel nostro cantone credono, e con grande sacrificio gestiscono un’attività. Una maggiore sicurezza, quindi, significa una qualità della vita migliore, senza il timore che la propria casa o la propria attivita vengano prese di mira dai delinquenti non residenti. Sapere che i nostro territorio é protetto da controlli efficaci permetterebbe a tutti noi di vivere vivere serenamente.

Questi eventi nel Mendrisiotto non sono un primo campanello d’allarme ma bensì la conferma di quanto sia necessario un intervento politico che incentivi ad un aumento dei controlli, prima di ritrovarci come la vicina Milano.

2 aprile 1995: Marco Borradori entra in Governo. Da 30 anni al servizio dei ticinesi!

Il 2 aprile 1995 Marco Borradori veniva eletto in Consiglio di Stato, segnando l’ingresso della Lega dei Ticinesi nel Governo cantonale. Oggi, a 30 anni di distanza, celebriamo un traguardo storico per un movimento che ha saputo lasciare il segno nella politica ticinese. Un ricordo speciale va a Marco, figura simbolo di passione, dedizione e vicinanza alla gente. La sua eredità continua a ispirarci.

“Un movimento di rottura”

30 anni di Lega in Governo

Ne parliamo con alcuni protagonisti di quel 1995: Pantani, Foletti e Castelli

Quando la Lega vide la luce, ad inizio dell’ormai lontano 1991, i soliti “esperti” (politici e giornalisti) dissero che sarebbe durata qualche mese: il medesimo pronostico, clamorosamente toppato, che venne formulato l’anno precedente, in occasione della nascita del Mattino.
Invece, già alle prime elezioni cantonali cui si presentò, quelle dell’aprile 1991, la Lega ottenne un risultato di tutto rispetto, mancando l’ingresso in Consiglio di Stato solo per qualche punto percentuale. La crescita proseguì impetuosa ai successivi appuntamenti con le urne: le federali del 1991, in cui la Lega portò Flavio Maspoli e Marco Borradori in Consiglio nazionale e Giorgio Morniroli al Consiglio degli Stati, e le comunali del 1992, che permisero al Movimento di staccare seggi in numerosi municipi, città incluse (due posti nell’Esecutivo di Lugano, con Marco Borradori e Giorgio Salvadé, tanto per dirne una).
Arrivarono poi le elezioni cantonali del 1995. Furono caratterizzate dall’accesa competizione tra Borradori e Maspoli, con Flavio che organizzò pure un tour elettorale in torpedone. A spuntarla, come pronosticato dal Nano, fu tuttavia un giovane Marco Borradori, soprannominato “il volto pulito della Lega” che divenne così il primo – e popolarissimo – Consigliere di Stato del Movimento. Per la Lega, la sua elezione fu un vero terno a lotto.
In questi 30 anni di governo, la Lega, come un fiume in piena, ha scolpito il territorio politico del Ticino, arricchendolo di successi, insegnamenti e ammettiamolo… anche di qualche inciampo. Ne parliamo con chi ha vissuto quell’anno, il 1995, come la prima campagna politica o l’inizio della propria carriera politica dietro i banchi del Palazzo delle Orsoline: Roberta Pantani, Michele Foletti e Christian Castelli.

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Roberta Pantani
“Borradori, una grande sorpresa”

Sono passati 30 anni dall’ingresso della Lega dei Ticinesi in Consiglio di Stato. Qual è la prima sensazione che prova ripensando a quel periodo?
Sembra incredibile, ma mi sembra ieri. Il tempo è volato e mi sconvolge pensare che sono già passati tre decenni. La Lega, sin dal suo ingresso in politica, ha rappresentato una forza dirompente, capace di sconvolgere non solo il panorama politico cantonale, ma anche la mentalità dei cittadini ticinesi. Già con l’uscita del Mattino della Domenica, nei primi anni ’90, si era capito che qualcosa stava cambiando. Poi, con l’elezione di Marco Borradori in Consiglio di Stato, il cambiamento è diventato realtà.

Nel 1995 molti si aspettavano l’elezione di Flavio Maspoli, ma alla fine fu Marco Borradori a conquistare il seggio. Che ricordi ha di quella campagna elettorale?
Fu una grande sorpresa. Marco Borradori vinse giocando da outsider, mentre tutti davano per scontato l’ingresso di Maspoli in governo. Maspoli non la prese benissimo, ma quello fu l’inizio della carriera politica sfavillante di Borradori. Personalmente, quella campagna l’ho vissuta da lontano, anche perché in famiglia c’era mio padre che per la prima volta si presentava per il Gran Consiglio – e fu brillantemente eletto – e poi perché ero incinta del mio secondo figlio.

Con l’ingresso della Lega in Consiglio di Stato cambiarono anche gli equilibri di potere. Come visse quel momento?
Ci fu un vero e proprio scossone nel sistema politico ticinese. Un cambiamento che si rifletté anche nelle nomine nei consigli di amministrazione degli enti statali e parastatali. Ricordo bene che alla fine del ’96 ricevetti una telefonata: “Vai in BancaStato.” E io, semplicemente, obbedii. Era un periodo in cui si vedevano cambiare molte cose, e la Lega si trovò improvvisamente a dover gestire il potere, con tutte le responsabilità che ne derivavano.

In questi anni la Lega ha fatto tante promesse. C’è qualcosa che secondo lei non è stato mantenuto?
Sarò scontata, ma sui radar non abbiamo fatto una gran figura. All’inizio combattevamo contro le imposizioni dall’alto con la Carovana della Libertà, denunciavamo le restrizioni e difendevamo i cittadini. Poi, alla fine, ogni ticinese si è ritrovato a pagare multe per eccesso di velocità. È una cosa che ancora oggi mi disturba. Ci tengo a precisare che io non ho mai preso un radar e non mi è mai stata ritirata la patente, ma il punto non è questo: il problema è che abbiamo dato un messaggio e poi non siamo riusciti a mantenerlo fino in fondo.

La politica è cambiata molto rispetto a 30 anni fa. Come vede le nuove generazioni di leghisti?
Oggi vedo meno grinta, meno determinazione. Quando noi abbiamo iniziato, dovevamo farci conoscere e far sentire la nostra voce in modo concreto, perché non c’erano i social dove bastava postare una foto per farsi notare. Bisognava metterci la faccia, e questo ha significato anche ricevere tanti colpi, non solo metaforici. Io, Foletti, e tanti altri abbiamo preso “calci nei denti” – per non dire altrove – e siamo andati avanti lo stesso. Oggi ho la sensazione che se un giovane entra in politica e dopo due settimane prende una critica, lascia perdere.

Guardando indietro, ha qualche rimpianto?
Nessuno. Ho sempre creduto in quello che ho fatto, e i fatti mi hanno dato ragione. Se tornassi indietro, rifarei tutto esattamente allo stesso modo. La Lega mi ha insegnato tanto, mi ha forgiato e mi ha fatto diventare la persona che sono oggi.

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Michele Foletti
“Abbiamo cambiato la politica ticinese”

Michele Foletti, lei nel 1995 era alla sua prima candidatura. Che ricordi ha di quella campagna?
Per me era la prima volta in lista per il Gran Consiglio. I reduci della storica lista del ’91 c’erano ancora, come Max Robbiani e ovviamente Antonella Bignasca. Ricordo anche il clima acceso di quegli anni: Flavio Maspoli aveva aperto L’Altra Notizia e iniziato ad attaccare duramente Marco Borradori, accusandolo di essere un leghista annacquato.

E lei come visse questa tensione interna?
Mi ritrovai nel mezzo. Un giorno mi intervistarono a TeleTicino – o forse si chiamava ancora Telecampione – e io difesi pubblicamente Borradori. Maspoli, inutile dirlo, non la prese bene. Dopo la vittoria di Marco, Maspoli era capogruppo in Gran Consiglio e me la fece pagare: nonostante la mia buona elezione, mi confinò per quattro anni nella Commissione bonifiche fondiarie.

Guardando alla Lega di oggi, si riconosce ancora in quel movimento?
No, la Lega di allora e quella di oggi sono due cose completamente diverse. Ai tempi era un movimento di ribellione contro un sistema politico vecchio, clientelare. C’erano i “tavoli di sasso”, dove i presidenti di due o tre partiti decidevano le sorti del Cantone. Noi abbiamo rotto quel sistema.

Questo cambiamento è stato un successo o un limite?
Un successo, perché la Lega ha costretto tutti a cambiare modo di fare politica. Certo, oggi non avrebbe più senso riproporre quella stessa Lega barricadera. Sarebbe antistorico.

Alcuni, però, dicono che, entrati nelle stanze dei bottoni, abbiate perso lo spirito originario.
È normale. Quando hai responsabilità di governo, devi comportarti in modo diverso. Il problema è che oggi tutti i partiti preferiscono stare all’opposizione piuttosto che governare. Se si vuole davvero tornare a essere barricaderi, allora bisogna uscire dal governo e fare solo opposizione. Ma è davvero la soluzione migliore?

C’è una promessa della Lega che non è stata mantenuta?
Due, direi: le casse malati e i frontalieri. Non potevamo certo risolverli da soli. Ma si poteva spingere di più. Il problema delle casse malati, poi, non lo risolverà mai nessuno!

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Christian Castelli
“Sono ricordi indelebili”

Qual è il primo ricordo di quel periodo?
Così di primo acchito direi che la campagna elettorale del 1995 fu caratterizzata da un grande fermento politico. Con l’entrata di un nuovo movimento politico – guai a chiamarlo partito – in Ticino la domanda che si poneva non era tanto se, ma fino a che punto la Lega avrebbe cambiato gli equilibri in essere.

La passione per la politica, per certi versi, travalicava quanto il politico potesse effettivamente influenzare.
Anche grazie ad un approccio diretto, a tratti provocatorio, temi quali le questioni locali, il lavoro, l’economia e l’identità culturale la fecero da padroni in quella campagna elettorale di 30 anni fa.

Ha un aneddoto della campagna?
I ricordi sono quelli di comizi molto animati, di dibattiti politici accesi, candidati che cercavano visibilità in un mondo senza ‘social’. A quel tempo la differenza la faceva la stampa scritta e parlata. Se fare campagna con visibilità mediatica non assicurava il successo, farlo senza garantiva la sconfitta. In questo il fatto che fossi anche candidato al Consiglio di Stato, oltre che in Gran Consiglio, fu sicuramente di aiuto. Anche perché mezzi finanziari – all’epoca ero studente – non ne avevo per cartelloni o santini.
Dunque dovetti sfruttare l’unica apparizione in televisione per profilarmi. E, seppur a distanza di 30 anni, l’aneddoto che meglio ricordo è questo: accadde che mio padre un giorno mentre pranzavamo in famiglia mi raccontò che quella mattina, mentre si recava in bus in città, un suo conoscente lo salutò chiamandolo per cognome. Di lì a breve una persona che non lo conosceva gli chiese se fosse parente del ‘Castelli il giovane candidato che partecipò la sera prima al dibattito in TV’. Mio padre disse che era suo figlio e lui gli chiese di farmi i complimenti.
Se ho imparato qualcosa da quell’episodio, è che nella vita uno deve sempre cercare di dare il meglio di sé. Sembrerà vano, ma qualcuno che osserva e che apprezza c’è sempre. E a lungo andare questo aiuta a coltivare professionalità, disciplina e competenze.

(Il Mattino della domenica, 30 marzo 2025)

“L’eredità di Borradori e nel 2013 il triplete del Nano”

1995-2025: 30 anni della Lega dei Ticinesi in Consiglio di Stato

Il 2 aprile 1995 è una data spartiacque nella politica ticinese: quel giorno, Marco Borradori venne eletto in Consiglio di Stato, segnando l’ingresso della Lega dei Ticinesi nell’esecutivo cantonale.
A trent’anni di distanza, quell’evento rappresenta non solo una vittoria elettorale, ma l’inizio di una trasformazione profonda del panorama politico del Canton Ticino.
“Borradori,” ricorda Norman Gobbi, “è stato una figura carismatica e pragmatica, il volto istituzionale di un movimento nato come protesta e rapidamente divenuto forza di governo.
La sua elezione consacrò un partito che, fondato nel 1991 da Giuliano Bignasca, aveva saputo conquistare consensi con temi come l’autonomia ticinese, la lotta alla burocrazia e l’opposizione al centralismo di Berna”.
Nei suoi diciotto anni di mandato nel Consiglio di Stato (1995-2013), Borradori guidò il Dipartimento del territorio, contribuendo alla modernizzazione delle infrastrutture cantonali e consolidando la credibilità della Lega come forza di governo. “ La sua capacità di mediazione e il suo approccio pragmatico gli valsero stima anche al di fuori dell’elettorato leghista, portandolo a essere rieletto con largo consenso”, prosegue Gobbi.

Il triplete e l’eredità di Bignasca
L’anno 2013 fu un altro momento chiave per la Lega, anche se segnato da un evento doloroso. Giuliano Bignasca, figura dirompente e leader carismatico del nostro movimento, scomparve ad inizio marzo di quell’anno. La sua morte rappresentò uno shock, ma il suo lascito politico si concretizzò in un trionfo elettorale storico: la Lega conquistò per la prima volta tre seggi su sette in Municipio a Lugano ma soprattutto Marco Borradori venne eletto sindaco della principale città ticinese. Fu il cosiddetto “triplete”, oltre a confermare la propria presenza nel Consiglio di Stato. Quella vittoria postuma fu il sigillo della strategia politica di Bignasca, dimostrando che il movimento da lui fondato aveva radici profonde nel tessuto ticinese.

Dal Cantone al Municipio di Lugano
Il passaggio di Borradori alla carica di sindaco di Lugano nel 2013 non segnò un arretramento della Lega, ma l’inizio di una nuova fase.
“Il movimento riuscì a mantenere e rafforzare la propria rappresentanza nell’esecutivo cantonale, a conferma che la rivoluzione iniziata nel 1995 aveva modificato in modo irreversibile la politica ticinese,” sottolinea Gobbi.
La scomparsa prematura di Borradori nell’agosto 2021, mentre era ancora in carica come sindaco, ha commosso l’intero Cantone, oltrepassando le divisioni politiche. “La sua figura rimane emblematica di un modo di fare politica che ha saputo coniugare le istanze della cittadinanza con la responsabilità di governo,” aggiunge Gobbi. “A 30 anni da quella storica elezione, la Lega dei Ticinesi resta una forza significativa, sebbene abbia affrontato trasformazioni e sfide, compresa la perdita di due leader come Bignasca e Borradori”.

Lo spirito dei fondatori
La presenza trentennale della Lega in Consiglio di Stato ha contribuito a ridisegnare l’identità politica del Ticino, affrontando temi cruciali come i rapporti con l’Italia, la questione dei frontalieri, l’immigrazione e la difesa dell’identità locale in un contesto globalizzato.
“Questi restano argomenti centrali nel dibattito pubblico e continuano a definire l’agenda politica cantonale,” insiste Gobbi. “Guardando a questi tre decenni, è evidente che l’elezione di Borradori non fu solo l’affermazione di un movimento, ma il segnale di un cambiamento più profondo nella cultura politica ticinese”, conclude Gobbi. “Da forza di protesta a elemento stabile di governo, la Lega ha dovuto affrontare le sfide di un mondo sempre più interconnesso, cercando di mantenere vivo lo spirito originario di autonomia e identità locale che aveva animato i suoi fondatori”.

Intervista a Norman Gobbi (Il Mattino della domenica, 30 marzo 2025)

Criminalità: i dati parlano chiaro. Gli stranieri delinquono di più!

La Lega dei Ticinesi ribadisce con forza ciò che i benpensanti fanno finta di non vedere: l’incidenza criminale degli stranieri residenti in Svizzera è più del doppio rispetto a quella dei cittadini svizzeri. Ma non è tutto. Quando si parla di richiedenti l’asilo, la situazione diventa semplicemente inaccettabile: l’incidenza criminale è quasi sei volte superiore rispetto alla popolazione svizzera.
Questi dati ufficiali, che non lasciano spazio a interpretazioni, confermano quello che denunciamo da anni: c’è un problema evidente di integrazione e sicurezza, che la politica federale continua colpevolmente a sottovalutare.
Non si tratta di “generalizzare”, ma di affrontare i fatti con coraggio. I ticinesi hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro, dove le leggi valgono per tutti e chi delinque – a maggior ragione se ospite – deve essere espulso senza se e senza ma.
La Lega continuerà a battersi per più sicurezza, per controlli più severi alle frontiere, per una politica d’asilo rigorosa e per l’espulsione automatica degli stranieri che delinquono. La Svizzera non può diventare il rifugio di chi non rispetta le nostre leggi e il nostro modo di vivere.
Basta buonismo, avanti con il buonsenso.

La criminalità straniera è un fatto: servono controlli severi per proteggere il Ticino e la Svizzera

Comunicato stampa

Le recenti statistiche sulla criminalità a livello svizzero rivelano un aumento dell’8% dei reati nel 2024, con 563’633 casi registrati. Particolarmente preoccupante è l’incremento dei reati violenti gravi, mai così elevati dal 2009. Più favorevole la situazione in Ticino, dopo un 2023 contraddistinto dai reati commessi da migranti e pseudo-asilanti.

Il ricercatore Dirk Baier e lo psichiatra forense Frank Urbaniok hanno recentemente evidenziato che una parte significativa di questi reati è commessa da stranieri. Urbaniok sottolinea che individui provenienti da determinati Paesi, come Algeria, Marocco e Afghanistan, mostrano una propensione al crimine superiore alla media. Che novità! Quanto ha sempre detto la Lega dei Ticinesi trova conferma nei dati reali e da parte di studiosi non imbavagliati dal perbenismo ideologico.

La Lega dei Ticinesi ribadisce con forza la necessità di controlli più rigidi alle frontiere e di un’immigrazione regolata con fermezza. La sicurezza dei nostri cittadini deve essere la priorità assoluta, sempre!