“Sono pronto per il Nazionale e a difendere il popolo ticinese”

Acolloquio con l’avvocato Mazzoleni per il suo “viaggio” verso Berna. Tra il suo ruolo di padre e professionista.

Mi candido perché…
Sono convinto di avere l’età ideale (45 anni) per impegnarmi con tutte le mie forze, grazie alla mia esperienza professionale (avvocato specialista nell’ambito delle assicurazioni sociali) e al mio curriculum politico (quattro legislature a Minusio quale municipale e vicesindaco e da quest’anno deputato in Gran Consiglio), per contribuire a costruire un Ticino migliore, un Ticino che meglio risponda ai bisogni dei suoi cittadini, in particolar modo di quelli più vulnerabili che ogni giorno si trovano confrontati con una crescente inflazione, con dei costi della salute che stanno esplodendo, oltre che con un inarrestabile aumento dei costi energetici (elettricità e benzina). La socialità è dunque al centro del mio impegno politico e della mia vita professionale. Come si legge nel preambolo della nostra Costituzione, sono pienamente convinto che “la forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli dei suoi membri”. 

Lei si è dedicato anche al tema delle scuole per la prima infanzia. Il Ticino riceve un buon supporto da Berna? 
È vero, sono molto interessato al tema in quanto padre di un bambino di cinque anni. Lo testimonia pure il mio impegno decennale in un’associazione del mio Comune (“Infanzia e Vita”), di cui sono membro attivo, un’associazione che dedica tutte le sue attenzioni al tema dell’infanzia, con particolare riguardo alle famiglie monoparentali e a quelle in difficoltà, ma in generale a tutte quelle famiglie che, per poter assicurare ai loro figli un futuro dignitoso, devono potersi appoggiare su delle strutture per la prima infanzia al passo dei tempi. Al Cantone e ai Comuni va dato atto di un crescente impegno, ma le difficoltà finanziarie sono molte, e un maggior coinvolgimento della Confederazione mi sembra doveroso.

Quali sono i temi che le piacerebbe trattare in caso di elezione?
Come ho già detto, il mio impegno principale è la socialità, ma per il Ticino trovo che sia molto importante anche occuparsi di altri temi quali la perequazione finanziaria, la pianificazione territoriale, la promozione economica, l’offerta turistica, il vertiginoso aumento dei frontalieri, il costante aumento degli asilanti. 

Migrazione: la Confederazione secondo lei sta facendo tutto il possibile per migliorare la situazione? 
Quando leggo alcune prese di posizione bernesi sui problemi che stanno vivendo i cittadini di Chiasso a causa del centro di accoglienza, ho l’impressione che stiano parlando di un altro paese. Ho la netta impressione che concretamente non si rendano conto del fatto che i problemi ticinesi, se irrisolti, primo o poi diventeranno i problemi di tutta la Svizzera, e a quel momento ritengo sarà troppo tardi per risolverli. Rendiamoci conto che la pressione alle frontiere continua ad aumentare così come le richieste d’asilo: basta fare un giro fra le vie della cittadina di confine per rendersene conto, ma sembra che Berna preferisca ignorare i segnali che giungono da Chiasso. La stessa sensazione l’ho vissuta con il COVID: all’inizio della pandemia a Berna se ne discuteva con estremo distacco, come se non riguardasse il nostro Paese, anche se in Ticino cominciava a morire la gente. Quando poi il problema si è esteso oltralpe, i tempi erano ormai scaduti. Quanto alla politica migratoria a mio parere a livello federale bisogna fare molto di più, o meglio trovare delle soluzioni concrete, prima delle quali il rinvio immediato di tutti quei migranti che non provengono da paesi in cui è in atto una guerra civile, penso in modo particolare a tutto coloro che evidenziano una forte attitudine a delinquere. Importante sarebbe pure aiutare i paesi più poveri con concreti aiuti in loco, con la creazione di posti di lavoro supervisionati dal nostro governo, così da impedire un dispendio di risorse dovuto alla corruzione dei governi locali. 

Cosa pensa del rapporto tra Berna e il resto del mondo?
Le relazioni internazionali sono molto importanti soprattutto per un paese piccolo come il nostro che da secoli ha scelto la via della neutralità. È importante mantenersi al di sopra delle parti, proporsi come mediatori come sempre si è fatto con successo in passato. Ho apprezzato, e apprezzo, la posizione che la Confederazione ha assunto per il conflitto in corso fra Russia e Ucraina, in cui, nonostante le forti pressioni, ci si è tutto sommato opposti al nostro coinvolgimento con l’invio di armi; più preoccupato invece per le relazioni con l’UE, nelle quali troppo spesso ci si piega alla volontà di Bruxelles.

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