Quadri: “Mercato del lavoro ticinese: ma dove vive il Consiglio federale?”
Come da copione, il Consiglio federale non vuole sentir parlare di clausole di salvaguardia a tutela del mercato del lavoro ticinese devastato dal frontalierato. Si ricorda che i frontalieri presenti in Ticino sono ormai 80mila: ovvero, un terzo dei lavoratori attivi nel nostro Cantone ha il permesso G. Una quota che non risponde ad alcuna “esigenza dell’economia”.
Lo scorso dicembre chi scrive ha presentato una mozione al Consiglio federale, con la richiesta di “elaborare ed introdurre un clausola di salvaguardia del mercato del lavoro ticinese mirata a fronteggiare il continuo aumento dei frontalieri”. Non sorprende che il CF abbia detto njet; va però rilevato che a votare sulla mozione dovrà essere il parlamento.
Le argomentazioni addotte dal governo per il suo rifiuto sono improponibili. Il governo esordisce sostenendo che introdurre clausole di salvaguardia “sa po’ mia” perché sarebbe contrario all’accordo sulla libera circolazione delle persone. Si dà però il caso che l’accordo in questione contenga un articolo 14 cpv 2 in cui si legge che “in caso di gravi difficoltà di ordine economico o sociale, il Comitato misto si riunisce, su richiesta di una delle parti contraenti, al fine di esaminare le misure adeguate per porre rimedio alla situazione”.
Inoltre, la proposta della mozione si rifà allo studio svolto nel 2016 dal prof. Michael Ambühl del Politecnico di Zurigo, su mandato ticinese. Ora, il prof. Ambühl ha alle spalle vari decenni di carriera diplomatica, è stato capo della missione svizzera a Bruxelles tra il 1992 ed il 1999, ed in seguito Segretario di Stato per le questioni finanziarie internazionali in seno al Dipartimento federale delle finanze. Quindi, se Ambühl sostiene che introdurre clausole di salvaguardia è possibile, c’è ragione di credere che sia così.
Al di là degli aspetti formali, è assurdo che il CF usi, quale argomento a sostegno del frontalierato selvaggio, l’invecchiamento della popolazione che “implica un maggiore fabbisogno di lavoratori provenienti dall’estero”. E’ il colmo! In Ticino, a seguito della libera circolazione delle persone, i lavoratori over 55 (ma anche quelli più giovani) vengono lasciati a casa e sostituiti da frontalieri pagati la metà. E chi perde l’impiego dopo questa età ben difficilmente riesce a ricollocarsi. Ma adesso il CF sostiene che bisogna assumere sempre più frontalieri perché, a seguito dell’invecchiamento della popolazione, mancherebbero i lavoratori residenti? Quando questi ultimi vengono lasciati a casa e sostituiti da permessi G?
A Berna fingono non sapere che in Ticino l’invecchiamento della popolazione è imputabile anche al fatto che sempre più giovani lasciano il Cantone per la Svizzera interna. E non tornano più perché in Ticino, proprio a causa degli eccessi del frontalierato, non hanno possibilità lavorative né salari decenti. E, se in questo Cantone nascono sempre meno bambini, ciò accade a seguito del continuo impoverimento e della progressiva precarizzazione della popolazione, anch’essi imputabili ad un mercato del lavoro in sofferenza a causa della libera circolazione senza limiti. Chi fatica ad arrivare a fine mese e – soprattutto – non sa se domani avrà ancora un impiego o no, non mette su famiglia. La libera circolazione non può dunque essere il rimedio all’invecchiamento della popolazione in Ticino, dato che ne è una delle cause!
Ancora una volta, il governo federale non ha perso l’occasione di fare sfoggio della propria ignoranza su quel che accade sul mercato del lavoro ticinese.
La Lega reputa che la clausola di salvaguardia sia necessaria e continuerà pertanto a battersi per la sua introduzione.
Lorenzo Quadri, Consigliere nazionale